Mondo

Dai crack ai buoni propositi. Etica, la coperta corta dell’Impero

Una riflessione sul capitalismo americano da un operatore di primo piano della borsa italiana. di Brando

di Redazione

La polvere delle Torri ha finito per ammorbare anche l?aria dell?economia americana; non che prima dell?11 settembre 2001 le cose andassero magnificamente. Già da alcuni trimestri l?andamento rovinoso degli indici borsistici segnalava un costante indebolimento della ?locomotiva? Usa. Ma quell?avvenimento (causa o effetto? Sarebbe una interessante discussione?), ha aperto uno squarcio difficilmente riparabile e l?intero sistema economico e finanziario è entrato in un?impasse dalla quale, ancor oggi, non s?intravede una via di uscita. Come sempre nella storia, in quella economica in particolare, il tracollo della facciata mette a nudo gli altarini retrostanti: corruzione, arricchimenti personali, frodi, tutto ciò che ormai, anche per la più disinteressata massaia, va sotto il nome di ?enronite?. La preoccupazione per le conseguenze che ne potranno derivare nel lungo periodo, ha portato l?élite politica americana, dopo una fase di sconcerto (non breve in verità) a individuare la via d?uscita. E il nuovo verbo è: «Il capitalismo deve tornare a essere etico». Profitto ma con moderazione? Se non fosse per l?immane impatto che tutto ciò ha, e avrà, sulla nostra vita quotidiana, si sarebbe tentati di farsi una sonora risata. Dunque, bisogna far profitto con un po? più di moderazione? O non bisogna più farne? O si devono devolvere in beneficenza un po? di utili? E a cosa fa riferimento questa etica invocata, al comandamento cristiano di non rubare? Ci son già le leggi che tutelano il rispetto di questo principio, se chi è deputato si fosse dato pena di farle rispettare? O forse si riferisce a un sistema di valori e tradizioni scolpite nel cuore del capitalista? Ma non pare proprio, guardandosi in giro, che di sistemi ce ne sia uno solo. E quelli che vanno per la maggiore non sembrano in splendida forma. O si pensa forse che vada ripensato il ruolo dell?economia di mercato, o meglio dell?economia finanziarizzata? Non si può certo dire che i migliori think tank dell?Impero si stiano dedicando a questa ricerca, visto che per il momento vanno per la maggiore gli strateghi militari più che gli economisti. E a quale periodo della storia dovremmo ispirarci per avere traccia della via da percorrere? Come sempre l?acclamazione dell?etica è la coperta corta o dell?irrealismo e dell?astrazione o della bassa cucina che si consuma all?ombra dell?ideologia; certo ha fatto un effetto sinistro vedere una torma di ?ceo? correre a giurare sulla veridicità dei loro bilanci, documenti di cui nella migliore delle ipotesi controllano forse un millesimo della redazione, tutti fieri di poter così ristabilire onore e dignità, speranzosi di evitare ogni critico interrogativo e desiderosi solo di per poter rimettere in piedi la giostra. La complessità non governata Il problema è che questa panzana dell?etica rischia di oscurare il tema vero che, già prima delle torri e del similare cataclisma che travolge ormai da mesi le Borse e il risparmio mondiali, agita i sonni del capitalismo. C?è un modello di sviluppo che non tiene più, c?è un meccanismo di crescita perpetua che ha sostenuto soprattutto gli ultimi 15/20 anni dell?economia mondiale che non si sostiene più, c?è il credo ideologico del libero mercato che ogni settimana, dal centro dell?Impero alle più remote province, si mostra inadeguato a governare la complessità delle cose; e tutta questa insostenibilità emerge non per competizione ideologica, ma semplicemente per ragioni ed evidenze pratiche. L?intolleranza e l?ideologia dei peggiori no global si salda con l?assolutismo dei peggiori capitalisti; entrambi accecati dal furore contribuiscono a eludere il problema dei problemi: cioè un modello economico costruito sulla globalizzazione e la finanziarizzazione che sperequa a livelli non più sostenibili. La cosa più etica, e più pratica, sarebbe fare su ciò una seria e ponderata riflessione; la vera speranza è che soprattutto i ricchi capiscano la valenza pratica di questa scelta: l?alternativa sarebbe essere meno ricchi oppure ricchi in un mondo troppo insicuro in cui non potersi nemmeno godere i soldi. Quanto alle malefatte, se si vuol fare una cosa etica, invece che giurare sui bilanci (anche giurare il falso è peccato!) meglio una sana cattolica confessione! *dietro questo pseudonimo si nasconde un operatore di primo piano della Borsa italiana


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